Come Associazione CAAP sosteniamo, attraverso le Adozioni a Distanza, le attività di alcune realtà presenti nei Paesi del Sud del Mondo. Crediamo che il collegamento diretto con loro sia il modo migliore per comprendere l’importanza del nostro impegno.
Ecco perché abbiamo chiesto ad alcuni di loro di scrivere le loro testimonianze. La prima - che trovate in questo articolo - è di Cesare, volontario italiano presso la "Fundacion Tierra Nueva". Con questa Fondazione collaboriamo per il sostegno di due asili nido e di un centro per disabili.
«Buongiorno,
mi chiamo Cesare e mi è stato chiesto di sintetizzare la mia esperienza in Ecuador, ci proverò.
Il mio primo incontro con l'Ecuador risale alla fine del 2002 quando ho passato a Quito 6 mesi come volontario presso "Fundacion Tierra Nueva". In quel periodo ho conosciuto quella che poi è diventata mia moglie e che faceva l’assistente sociale per la Fondazione. Si chiama Rosa ed abbiamo vissuto i seguenti 13 anni qui in Italia.
A fine 2015 abbiamo deciso, per vari motivi, di rientrare in Ecuador. L'inizio è stato entusiasmante e carico di ottima energia: il Paese che abbiamo trovato non corrispondeva a quello lasciato qualche anno prima. Tutto era migliorato sia a livello economico che sociale. In questo contesto ci siamo nuovamente riavvicinati a "Fundacion Tierra Nueva" che nel frattempo era enormemente cresciuta, con l'inaugurazione dell'ospedale ed il fiorire di nuovi progetti per la popolazione del sud di Quito (che è la zona più povera della città). Rosa è diventata l'assistente sociale del personale (circa 600 dipendenti), lavorando nell'ufficio delle risorse umane dove quotidianamente si trovava a risolvere i problemi di molti colleghi che vivevano disgrazie familiari ( violenza domestica, alcolismo, mancanza di soldi ecc. ) o ad organizzare eventi ludici o laboratori e corsi formativi per gli stessi. La Fondazione ha sempre cercato di assumere personale dalle scarse possibilità economiche o con problematiche sociali, proprio per dar loro la possibilità di un impiego che altrove non avrebbero trovato. Questo ovviamente fa scaturire una serie di difficoltà poi nella gestione giornaliera dei dipendenti. Chiaramente si sta parlando di ruoli che non richiedano una professionalità comprovata, come medici ed infermieri, ma di tutto il resto del personale (gli addetti alle pulizie, i portantini, gli impiegati amministrativi…). Io ho iniziato a collaborare con il progetto che Tierra Nueva ha con CAAP nella traduzione delle comunicazioni fra le due realtà. Questo mi ha consentito di entrare a diretto contatto con i bisogni delle varie realtà tra i più poveri dell'Ecuador.
Nel 2017 è iniziato un nuovo declino, rapido e devastante, dell'intero Paese dopo le elezioni presidenziali. È difficile capire come sia stato possibile in così poco tempo devastare un Paese ma così è stato. Con l'arrivo della pandemia dovuta al Covid-19 è iniziato poi un terribile meccanismo di corruzione a livelli esagerati e lampanti con sovrapprezzi del 105% sulle forniture mediche. La scusa del virus ha innescato una serie di vendite degli ultimi beni pubblici; gli ospedali pubblici non ricevono più i finanziamenti pubblici, così come le amministrazioni locali. Questa situazione ha letteralmente paralizzato l'Ecuador. Anche "Fundacion Tierra Nueva" ha risentito di questa situazione avendo dei convegni con lo Stato per varie prestazioni mediche e per i progetti con i ragazzi disabili. La Fondazione ha dovuto ridimensionare le attività e molte addirittura sospenderle per mancanza di fondi: alcuni progetti sono cessati ed altri funzionano a metà grazie al telelavoro. Tutto questo ha creato instabilità economica in moltissime famiglie. Sono aumentate moltissimo la delinquenza e la violenza nei quartieri. Il morale di troppe persone è a terra ed il disinteresse per il futuro è ormai tangibile. Ognuno pensa per sé, si è persa quell'armonia collettiva che 5 anni fa avevo trovato. La povertà è l'unica certezza per moltissime persone ed aumenta giorno dopo giorno.
Purtroppo a fine novembre 2020, per motivi relativi alla situazione del Paese e ad altri di carattere personale, abbiamo dovuto tornare qui in Italia. Ma i miei occhi e il mio cuore sono sempre rivolti a quel bellissimo e purtroppo bistrattato paese che si chiama Ecuador.»